Intervento di termoablazione per radiofrequenza

La termoablazione per radiofrequenza di lesioni pancreatiche è una metodica sperimentale sviluppata da un gruppo di ricerca consociato (Chirurgia Pancreatica Ospedale di Peschiera del Garda, Chirurgia del Pancreas di Verona) e utilizzata in pazienti con adenocarcinoma duttale localmente avanzato.

Consiste nell’applicazione diretta sulla neoplasia di onde elettromagnetiche. Ciò provoca un aumento della temperatura intra-tumorale che distrugge le cellule per coagulazione e denaturazione delle proteine. La radiofrequenza è utilizzata da tempo nel trattamento multimodale di neoplasie solide non resecabili (fegato, rene, encefalo, prostata, surreni). L’applicazione alle neoplasie solide del pancreas è stata sempre giudicata estremamente rischiosa a causa della natura friabile del pancreas stesso e dei delicati rapporti anatomici con strutture vascolari nobili, con il duodeno e la via biliare principale.

Il nostro gruppo di ricerca consociato sulla radiofrequenza pancreatica ha dimostrato nel 2010 la applicabilità e la relativa sicurezza della ablazione per radiofrequenza su un gruppo di 50 pazienti con adenocarcinoma duttale localmente avanzato, registrando una mortalità del 2% e un tasso di complicanze postoperatorie del 24%. L’esperienza è aumentata nel tempo, la tecnica è stata messa a punto, e a tutt’oggi sono state eseguite tra l’Ospedale di Peschiera del Garda e la nostra Unità di Chirurgia Pancreatica più di 200 procedure (la maggiore casistica mondiale). La Figura 1 illustra gli effetti della radiofrequenza sul tumore pancreatico come visualizzati su una TAC-perfusione, che quantifica l’apporto sanguigno nella regione della neoplasia in seguito alla procedura di ablazione.

Figura 1. TAC preoperatoria (neoplasia localmente avanzata della testa del pancreas, immagine a sinistra), e TAC-perfusione in seguito a procedura di termoablazione per radiofrequenza (a destra). Il tessuto ablato a livello della regione della neoplasia si presenta come un'area priva di apporto sanguigno. Copyright Chirurgia del Pancreas Verona

 

La radiofrequenza resta una procedura con intento non radicale, e produce una ablazione parziale della neoplasia. I risultati a lungo termine sulla sopravvivenza (che comunque derivano da un’analisi osservazionale non randomizzata) sono molto incoraggianti, e questa metodica potrebbe avere un ruolo rilevante nel trattamento multimodale dell’adenocarcinoma duttale, con opportuno timing nel piano di cura del singolo paziente. Attualmente valutiamo la termoablazione per radiofrequenza in pazienti con:

  • Adenocarcinoma localmente avanzato (stadiazione radiologica) confermato mediante biopsie preoperatorie
  • Età tra 18 e 80 anni
  • Malattia non in regressione dopo chemioterapia/chemioradioterapia (regimi e numero di cicli a discrezione dell’Oncologo/Radioterapista, minimo 3 mesi di terapia)
  • Buone condizioni generali (performance status >50% sec. Karnofsky o <=2 sec. ECOG)

La termoablazione per radiofrequenza è eseguita attraverso una laparotomia (incisione addominale mediana). Prima di eseguire la procedura è sempre eseguita una completa esplorazione chirurgica dell’addome e un ulteriore prelievo istologico intraoperatorio per confermare diagnosi e la stadiazione. La localizzazione della neoplasia e dei rapporti vascolari è confermata mediante ecografia intraoperatoria, che guida il posizionamento intralesionale della sonda con elettrodi e visualizza l’area di necrosi tumorale durante l’applicazione delle onde elettromagnetiche. Se necessario, a termine della procedura è eseguito un bypass gastrico e/o biliare a scopo palliativo.

La termoablazione per radiofrequenza è un intervento di alta chirurgia, da eseguire soltanto in centri con ampia esperienza con la metodica stessa e – più in generale – con la chirurgia del pancreas. E’ inoltre necessario un team multidisciplinare esperto (radiologi/oncologi) per stabilire il piano terapeutico più opportuno per ogni singolo paziente. 

Sebbene la radiofrequenza pancreatica sia una procedura ormai sicura, è comunque possibile l’insorgenza di complicanze post-operatorie specifiche, tra cui:

  • Trombosi della vena porta/vena mesenterica superiore
  • Ulcere duodenali ischemiche
  • Pancreatite acuta termica
  • Fistola pancreatica e raccolte addominali

Il protocollo prevede l’esecuzione di una TAC alla dimissione per rivalutare l’area ablata, la prosecuzione di un trattamento chemioterapico se tollerato, e uno stretto follow-up clinico e strumentale da parte del nostro centro.

 

Per approfondire:

Girelli R, et al. Br J Surg. 2010;97:220-225.

Cantore M, et al. Br J Surg. 2012;99:1083-1088.

Girelli R, et al. Langenbecks Arch Surg. 2013;398:63-69.

Giardino A, et al. HPB. 2013, in press.