Pancreatite cronica

Con il termine di pancreatite cronica si indicano tutte le affezioni del pancreas a carattere cronico e fibrosante che producono danno permanente e disfunzione d’organo.

La disfunzione d’organo si esprime, sul versante esocrino, con ridotta produzione di enzimi pancreatici, malassorbimento e steatorrea (feci untuose/maleodoranti); sul versante endocrino con ridotta produzione ormonale e conseguente comparsa di diabete mellito. Distensione addominale e perdita di peso, anche cospicua, sono comuni.

Il principale sintomo d’esordio della pancreatite cronica è tuttavia il dolore, localizzato prevalentemente ai quadranti superiori dell’addome con irradiazione “a cintura” e che tende – dopo la fase di acuzie – a persistere nel tempo. La patogenesi del dolore in corso di pancreatite cronica può essere di natura ostruttiva o neurogenica, e nei casi più gravi il controllo del dolore stesso può essere particolarmente difficoltoso, anche dopo assunzione costante di farmaci antidolorifici.

Il decorso clinico può essere caratterizzato da episodi acuti ricorrenti così come da disfunzione cronica sin dall’inizio. Talvolta vi sono rapporti tra forme croniche e acute, in altri casi tra i fenomeni non vi è alcuna relazione. Il dolore cronico può compromettere l’appetito e contribuire alla malnutrizione tipica dei pazienti con pancreatite cronica.

La principale causa di pancreatite cronica nel mondo occidentale è l’abuso di alcolici o un’alterata tolleranza all’alcol stesso. Tuttavia soltanto il 5-15% dei forti bevitori sviluppa pancreatite cronica, suggerendo un ruolo patogenetico di cofattori, tra cui un eccesso di grassi nella dieta, la carenza di antiossidanti e il fumo di sigaretta. Quest’ultimo, in particolare, sembra avere un ruolo rilevante, specie nella formazione delle calcificazioni pancreatiche. Esisterebbe anche una potenziale correlazione con il carcinoma del pancreas, che non è tuttavia dimostrata con certezza.

Altre cause di pancreatite cronica includono:

  • Ostruzione del dotto pancreatico principale da calcoli/neoplasie (spesso benigne/borderline e a lenta crescita)
  • Malattie genetiche (e.g. fibrosi cistica)
  • Malformazioni pancreatiche (e.g. pancreas divisum)
  • Distrofia cistica del duodeno (groove pancreatitis)
  • Autoimmunità (pancreatite autoimmune)
  • Farmaci
  • Cause sconosciute (pancreatiti croniche idiopatiche)

La diagnosi si basa sulla clinica (anamnesi, dolore tipico, segni di insufficienza esocrina ed endocrina), su criteri di laboratorio (dosaggio della glicemia, dell’insulina, test di tolleranza orale al glucosio, dosaggio dell’elastasi fecale), eventuali indagini genetiche ed esami strumentali (ecografia, Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica con/senza secretina).

Il diabete mellito secondario a pancreatite cronica è causato dalla distruzione su base infiammatoria delle insule di Langerhans, che producono insulina. Si tratta dunque di una forma di diabete strettamente dipendente dall’insulina, anche se sembra che siano implicati meccanismi di insulino-resistenza periferica. I sintomi di esordio non sono differenti da quelli delle più comuni forme di diabete, e includono poliuria, polidipsia e polifagia. L’equilibrio metabolico è tuttavia peculiare data la concomitante insufficienza delle cellule producenti glucagone, principale ormone controregolatore dell’insulina. La secrezione insulinica, inoltre, sebbene notevolmente compromessa, non è mai del tutto abolita: ciò condiziona lieve iperglicemia basale e notevole sensibilità a basse dosi di insulina con episodi di ipoglicemia a rapida insorgenza. La chetoacidosi è piuttosto rara, soprattutto a causa delle scarse riserve di grasso proprie dei pazienti con pancreatite cronica.  Nelle forme calcifiche, in particolare, l’esordio del diabete sembra essere piuttosto precoce e le complicanze specifiche più comuni.

La terapia della pancreatite cronica è rivolta al controllo del dolore e dell’insufficienza pancreatica (terapia sostitutiva con enzimi pancreatici per os e/o terapia insulinica in caso di diabete mellito). Utile anche un adeguato supporto nutrizionale e l’astensione dalla causa scatenante, se nota (alcol, fumo). In caso di pancreatite autoimmune è efficace la terapia corticosteroidea.

La chirurgia è necessaria se il controllo del dolore risulta impossibile con le comuni terapie antalgiche, in caso di distrofia cistica duodenale o coinvolgimento di strutture peri-pancreatiche (duodeno stesso, via biliare principale) e nel sospetto di neoplasia maligna sottostante. Altra indicazione alla chirurgia è la presenza di voluminose pseudocisti che sostituiscono il parenchima pancreatico e comprimono le strutture circostanti. La terapia chirurgica consiste nella maggior parte dei casi in un intervento di derivazione pancreatica. Per maggiori informazioni clicca qui